Bladder scanner

Bladder scanner

Bladder scanner ed ecografo in ausilio al cateterismo vescicale: evidenze e prospettive

L’uso del catetere vescicale è statisticamente associato a:

  • aumento del rischio di infezioni delle vie urinarie, disagio per il soggetto cateterizzato, durata maggiore del ricovero;
  • aumento della mortalità e costi aggiuntivi (Brennan, 2001). Per tali motivi è raccomandato ricorrere al catetere urinario solo nei casi in cui ogni altra alternativa non sia praticabile (CDC, 2009).


Il cateterismo urinario per lo svuotamento vescicale è spesso deciso con valutazioni empiriche, come la palpazione della vescica urinaria, mentre la valutazione real time della vescica e in alcuni casi della progressione del catetere in cavità possono migliorare le indicazioni alla procedura, facilitarla e diminuirne le complicanze (Fredriksonn et al., 2000).
L’infermiere è il professionista che, alla luce delle sue competenze, riveste un ruolo centrale nell’opera di prevenzione delle infezioni delle vie urinarie correlate al posizionamento del catetere vescicale (IPASVI, 2013), ed oggi, acquisendo le competenze per la gestione di strumenti quali bladder scanner o ecografo, può essere ancora più incisivo nell’opera di prevenzione delle complicanze correlate al cateterismo urinario. Il bladder scanner è una strumentazione medicale portatile ad ultrasuoni che misura direttamente e velocemente il volume vescicale, (Sparks, 2004).

L’ecografo è uno strumento che grazie agli ultrasuoni permette di produrre immagini derivanti dalla registrazione degli echi provenienti dalle interfacce acustiche tessutali (Giovagnorio, 2008) ed in ausilio al cateterismo vescicale consente:

  • Il riconoscimento preventivo di un cateterismo vescicale difficile, attraverso la valutazione delle dimensioni e della salienza prostatica, facilitando l’inserzione ed evitando la creazione di false vie o traumatismi (Romei et al., 2007);
  • la verifica del posizionamento e della pervietà del catetere vescicale inserito, in caso di sospette ostruzioni o dislocazioni (Romei et al., 2007);
  • la valutazione della quantità del contenuto vescicale (Romei et al., 2007).


Anali della letteratura

È stata condotta un’analisi del letteratura sul tema, nel 2014, includendo articoli in cui gli strumenti ad ultrasuoni sono utilizzati dagli infermieri.
I risultati ottenuti sono stati aggregati in base alle valutazioni consentite dagli strumenti ad ultrasuoni in ausilio al cateterismo vescicale.
La letteratura selezionata mostra che uso dell’ecografo:

  • consente di valutare correttamente le dimensioni della prostata e la salienza prostatica (Romei et al., 2007);
  • consente la valutazione real time dell’inserimento del catetere vescicale riducendo il rischio di traumatismi o false vie. (Romei et al., 2007);
  • permette di verificare il posizionamento e la pervietà del catetere urinario in caso di sospette ostruzioni o dislocazioni (Romei et al., 2007);
  • misura efficacemente il contenuto vescicale, con un’accuratezza che oscilla dal 76 al 97% (Frederickson et al., 2000);
  • riporta una percentuale di soddisfazione del paziente del 93% e del 97% degli infermieri (Frederickson et al., 2000);
  • consente la riduzione dei cateterismi del 38% per presunto globo vescicale, e dell’81% per residuo post-minzionale (Frederickson et al., 2000);
  • permette misurazioni efficaci, dopo un breve periodo di formazione e training degli infermieri (Chan & H, 1993; Park et al., 2011);
  • riduce i cateterismi inutili, quindi le infezioni del tratto urinario correlate al cateterismo vescicale di circa il 50% (Lee et al., 2007).


L’uso dell’ecografo è indicato:

  • come alternativa al cateterismo vescicale per la misurazione del volume vescicale (Bózsa et al., 2011; Romei et al., 2007);
  • per prevedere una difficoltà oggettiva al cateterismo vescicale (ostacolo prostatico) (Romei et al., 2007);
  • per visualizzare il corretto posizionamente del palloncino e monitorare eventuali cause di malfunzionamento (Romei et al., 2007).


L’uso del bladder scanner ha mostrato che:

  • misura in modo piuttosto efficace il contenuto vescicale, con una sensibilità che aumenta per volumi di urina > 100 ml (Oh-Oka et al., 2007);
  • l’efficacia della misurazione del contenuto vescicale è correlata allo strumento utilizzato, e varia con un range medio di errore del 15% (Park et al., 2011;Oh-Oka et al., 2007);
  • l’efficacia delle misurazioni migliora con l’esperienza degli operatori nell’usare lo strumento (Fedorkow et al., 2005; Park et al., 2011; Oh-Oka et al., 2007);
  • il tasso di errore delle misurazioni varia dal 2 al 22% (Oh-Oka et al., 2007) con un range di sovrastima del 5% e di sottostima del 24.5% raggiunto con volume di urina <100 ml="" park="" et="" al="" 2011="" li="">
  • gli aspetti che condizionano maggiormente la misurazione sono: sesso, posizione del corpo, spessore di grasso addominale (Nusee et al., 2014), forma della vescica, volume di urina ed eventuali patologie concomitanti, quali cisti ovariche, mioma uterino ed adenomiosi uterina (Oh-Oka et al., 2005);
  • riducendo i cateterismi si riducono sensibilmente anche le infezioni del tratto urinario correlate al cateterismo vescicale di circa il 50% (Sparks et al., 2004).


L’uso del bladder scanner è indicato:

  • come alternativa efficace al cateterismo vescicale per la misurazione del volume vescicale (Choe, 2007; Shaikh et al., 2009);
  • per valutare la ritenzione urinaria acuta (RUA) nel post operatorio (Fedorkow et al., 2005; Nusee et al., 2014; Lee et al., 2007), momento in cui è la più comune complicanza delle prime 2-4 ore (Palese et al., 2010);
  • per monitorare il volume vescicale nei pazienti con ictus (Chan et al., 1993);
  • per la valutazione del volume vescicale nei pazienti con ritenzione urinaria e nella gestione del cateterismo intermittente (Palese et al., 2010).


Appare evidente quanto l’ecografo ed il bladder scanner siano utili ed efficaci nella valutazione del volume vescicale: essi offrono all’infermiere un supporto efficace, rapido da usare e scarsamente invasivo. Le valutazioni ottenute sia con l’ecografo che con il bladder scanner sono influenzate dalla capacità e dall’esperienza dei professionisti, perciò è necessario programmare un breve periodo di formazione (Park et al., 2011), per consentire che con l’esperienza gli operatori riducano il margine di errore (Fedorkow et al., 2005; Oh-Oka et al., 2005; Park et al., 2011) migliorando l’accuratezza delle valutazioni. Il bladder scanner ha un’elevata sensibilità nel misurare volumi di urina >100 ml, quindi è indicato per valutare la ritenzioni urinaria, mentre la capacità di fornire immagini del contenuto vescicale e dell’apparato urinario rende l’ecografo particolarmaente indicato per agevolare il cateterismo nei pazienti di sesso maschile con ipertrofia prostatica.
Il costo di acquisto di un ecografo è ammortizzato in periodo di circa 3 anni (Frederickson et al., 2000), semplicemente riducendo il numero dei cateterismi ed il tasso di infezione ad essi correlato. Usare strumenti ad ultrasuoni in ausilio al cateterismo urinario offre un alto livello di qualità dell’assistenza percepita sia dai pazienti che dagli infermieri, i primi per la riduzione del disagio legato alla procedura, i secondi per il miglioramento dell’efficacia della manovra.
La maggior parte dei dati analizzati si concentra nella misurazione del volume vescicale e la riduzione delle CAUTI (infezioni del tratto urinario associate a cateterismo), mentre i dati sulle valutazioni ecografiche per la verifica del posizionamento del catetere urinario ed il riconoscimento preventivo di un cateterismo difficile sono pochi e non approfonditi. Nonostante l’impiego infermieristico di strumenti ad ultrasuoni nel cateterismo vescicale non sia descritto ampiamente in letteratura (Romei et al., 2007), le potenzialità ed i benefici da essi offerti nel miglioramento nell’appropriatezza della manovra sono di palese evidenza. Usare l’ecografo o il bladder scanner dopo un breve periodo di training per gli infermieri è agevole, quindi è verosimile supporre che la diffusione dell’uso di questi strumenti potrebbe avvenire rapidamente, ed offrirebbe ricadute:

  • nella pratica - riducendo i cateterismi, le infezioni ed i costi dovuti alle complicanze del cateterismo vescicale;
  • nella ricerca - gli studi riguardanti l’uso di strumenti ad ultrasuoni, in particolare dell’ecografo, meritano approfondimenti per la valutazione della salienza prostatica e la verifica real time del posizionamento del catetere vescicale;
  • nella professione - l’uso di questi strumenti offre la prospettiva di una evoluzione professionale commisurata all’acquisizione di competenze, non ancora patrimonio di ogni infermiere.


Conclusioni

Si evince che gli infermieri usando l’ecografo ed il bladder scanner possono incidere significativamente nella riduzione delle complicanze correlate al cateterismo vescicale, migliorando l’appropriatezza della manovra, diminuendo il numero di cateterismi e le CAUTI. Grande interesse riveste l’approfondimento delle potenzialità che l’ecografia offre agli infermieri: il suo impiego nel cateterismo vescicale, ad oggi, è scarsamente descritto, ma potrebbe aprire nuovi orizzonti per lo sviluppo delle competenze infermieristiche.